sabato 15 agosto 2015

86SubPress: "Il sapere piccolo" di Normanna Albertini

86SubPress: "Il sapere piccolo" di Normanna Albertini:

“Il sapere piccolo” di Normanna Albertini, Garfagnana Editrice, è un libriccino di 119 pagine (12 euro) che può essere definito uno scrigno in cui sono riposte graziose fotografie di una Emilia che in gran parte non esiste più, un tentativo, tra l’altro magistralmente riuscito, di conservare la tradizione e allo stesso tempo i propri ricordi che per l’appunto appartengono a un tempo che via via si è andato sbriciolando. La penna della Albertini, come una paziente mano materna, raccoglie queste briciole di pane dalla tovaglia per evitare che vengano gettate nel rusco, per lanciarle invece nella stia così da salvarle in un ciclo che alimenti l’anima non solo dei figli di quella terra, ma un po’ di tutto il nostro bistrattato paese. Un’immagine per davvero bucolica, poetica, ed è questo lo stato d’animo in cui si troverà il lettore che voglia affrontare questa piacevole lettura.    
Questi racconti sono dieci dipinti, dieci storie di una tradizione contadina in cui il rapporto tra l’uomo e la terra assumeva il sapore e le sembianze di una ritualità arcaica, da una parte, e di una vera e propria epica,  dall’altra. Ad esempio, l’uccisione del porco viene riportata non solo in tutti i suoi passi rituali, ma introdotto dal racconto dell’arrivo dei maslin “non era il padrone del signor maiale a dargli la morte, erano i “maslin”, esperti macellatori che, in quel periodo dell’anno, andavano di casa in casa con tutto il loro armamentario di macchine da macinare (a mano), coltellacci, coltelli per scannare (“al burcaj”), che poi era un lungo punteruolo, coltelle e coltellini per tagliare e radere, perché il maiale andava pure depilato!” – pagina 25.

Il talento e la sensibilità della Albertini rendono piacevole questa lettura al più convinto degli animalisti.

mercoledì 12 agosto 2015

Un film su Paride Allegri, partigiano e ambientalista, uomo di pace.

Il nome “Sirio” era il quarto nome che Paride Allegri si era dato durante la Resistenza. Il nome di una delle stelle più luminose del firmamento. Il fatto è che i nazisti e i fascisti lo cercavano e, ogni volta che sapeva di essere stato individuato, cambiava nome: Veltro, Atomo, Juris, Sirio. L’ultimo nome di copertura “Sirio” gli venne assegnato dal suo comando, non fu lui a sceglierlo. Paride raccontò (in un’intervista) che solo anni dopo scoprì il significato del nome “Sirio”, cioè la stella più brillante. “Se lo avessi saputo non lo avrei accettato” disse. Era un uomo che non amava né apparire né essere al disopra degli altri.
Come “Comandante Sirio”, Paride aveva diretto una vasta zona della Resistenza nella provincia di Reggio Emilia, quasi tutta, a partire dalla città, dalla pianura fino alle montagne.
Aveva 23 anni, l’8 settembre, ed era militare in aviazione da tre anni; si trovò a scegliere e decise di schierarsi contro i tedeschi.
Volevano dominare il mondo e lui sentì che doveva impedirglielo..
Così, quando ci fu l’ordine di presentarsi ai tedeschi, Paride salì in montagna, poi ridiscese in città e cominciò ad organizzare una prima resistenza tra gli amici della zona. Combattè, dunque; soprattutto fu responsabile di centinaia atti di sabotaggio, dove cercò sempre di colpire le strutture, risparmiando le persone. Bello il ricordo che ne fa Mauro Bigi, sindaco di Vezzano, dopo la sua morte, nel 2012: “Nella resistenza, nel movimento cooperativo prima e ambientalista poi, in Consiglio Comunale, come agricoltore e come pacifista negli ultimi anni, quando io l’ho conosciuto. Non si è mai tirato indietro.  In lui era chiaro che nostro dovere di uomini nel mondo fosse parteciparvi a pieno titolo, scegliendo. E che la libertà scaturisse da questo. Per i diritti, di tutti. Senza confondere mai i diritti con i propri interessi.  E perché  questo fosse esplicito, facendo scelte di stili di vita improntate all’essenzialità.

Quanta distanza dal concetto che abbiamo oggi di libertà: potere fare quello che vogliamo, giusto o meno; difendere i nostri diritti, senza curarci troppo che questi possano ledere i diritti degli altri, confondere i diritti con i nostri interessi.
  “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo” diceva spesso Paride citando Gandhi. Sì, questo mondo, il nostro paese, possiamo cambiarlo solo se iniziamo da noi stessi. Partecipando per i diritti di tutti, e non solo per i nostri interessi.”
Paride si era diplomato in agraria a Reggio Emilia e riteneva,  fin da giovanissimo, che fondamentale fosse la scelta della terra e dell’agricoltura come economia di base.  Per non creare una piramide sbagliata, diceva: “Perchè la piramide che c’è al giorno d’oggi, è una piramide rovesciata, dove il commercio è la base, dopo il commercio c’è l’industria, e all’apice alla punta c’è ridotta a poche cose le forze che si dedicano all’agricoltura, per cui bisogna riportare la situazione nella sua giusta direzione, ritornare alla base fondamentale della vita agricola dei popoli, abbandonare le grandi metropoli, le grandi industrie, per sviluppare un’economia di villaggio, un’economia locale che sia liberatoria dal commercio.” 

lunedì 10 agosto 2015

BOOKTRAILER - COME SPICCHIO DI MELAGRANA

Video promozionale del romanzo

http://www.ibs.it/code/9788889156759/albertini-normanna/come-spicchio-melagrana.html