venerdì 11 aprile 2014

LA META' DEL MONDO NON SA COME VIVE L'ALTRA META' - LA CULTURA DELLO SCARTO


 “La metà del mondo non sa come vive l’altra metà.“

È la trasposizione in italiano del libro “How the Other Half Lives” (1890), un testo basilare per la storia della fotografia, e in più un testo indispensabile per capire la storia della città di New York, oltre alla storia sociale in generale. Scritto da Jacob A. Riis, un giornalista del “New York Tribune” di origine danese, il libro si occupa delle condizioni di vita e di lavoro delle comunità d’immigrati (italiani e del resto d’Europa, ma pure cinesi) che trascinavano le loro fatiche nella metropoli newyorkese durante gli ultimi decenni del
diciannovesimo secolo. Riis era dunque danese, nato a Ribe, in Danimarca, in una famiglia di ben quindici fratelli. Tanti figli e poco pane, e poi la crisi. Emigrare fu obbligo e urgenza, non scelta, non possibilità. Fu l’unica possibilità. Jacob varcò l’Oceano e giunse negli Stati Uniti, dove si immerse nella marea spersonalizzante di centinaia di migliaia di emigranti; poveri disperati che nuotavano ogni giorno contro le correnti spaventose della miseria. Trovò finalmente impiego come reporter presso la “New York Tribune” e, nel 1877 cominciò a lavorare per la Associated Press. Scese allora nelle baraccopoli, quelle che ben conosceva: una congerie di alcolizzati, prostitute, di banditi e delinquenti di ogni genere, di bambini disperati, affamati, soli; un accumulo di modi di agire e di vivere molesti per le “persone bene” che mal tolleravano e nemmeno conoscevano (o volevano vedere) questa parte malandata di persone abbandonate dalla società. La “massa sobrante” di tanti Paesi del mondo d’oggi; gli esuberi, gli inutili; il popolo in esilio dei miseri. Erano italiani, irlandesi, ebrei messi fuori dalla storia, ai margini. Segregati in un limbo fatto di lavori occasionali, sfruttamento, violenza, sopraffazione, fame, mancanza di diritti. “In un solo isolato di caseggiati che totalizzava 132 stanze, vivevano 1.324 italiani emigrati, per lo più uomini, operai siciliani che dormivano in letti accastellati a più di dieci persone per camera, per un intero isolato”.
Riis scese in quelle strade, entrò in quei caseggiati e li fotografò; fu il primo ad usare la fotografia e il giornalismo con l’intento di aiutare i poveri, soggetto principale delle sue opere. Il sottobosco dell’East Side di Manhattan, tanto molesto per l’alta società, emerse violento nelle sue fotografie, ma anche nelle sue statistiche, nei disegni e nelle descrizioni grafiche. “La metà del mondo non sa come vive l’altra metà.”