martedì 26 giugno 2012

CONFERENZA RIO+20 per la giustizia sociale e ambientale - Alex Zanotelli

 Dichiarazione finale del Vertice dei Popoli

Dichiarazione finale del Vertice dei Popoli, parallelo alla Conferenza Rio+20 per la giustizia sociale e ambientale in difesa dei beni comuni, contro la mercificazione della vita.

Movimenti sociali e popolari, sindacati, popoli e organizzazioni della società civile di tutto il mondo presenti al Vertice dei popoli durante la conferenza Rio+20 per la Giustizia Sociale e Ambientale hanno vissuto negli accampamenti, nelle mobilitazioni di massa, nelle discussioni, la costruzione di convergenze e alternative, coscienti del fatto che siamo soggetti di una diversa relazione tra umani e umane e tra umanità e natura, assumendo la sfida urgente di porre un freno alla nuova fase di ricomposizione del capitalismo e di costruire, attraverso le nostre lotte, nuovi paradigmi di società.
Il Vertice dei Popoli è il momento simbolico di una nuovo ciclo nel percorso delle lotte globali che produce nuove convergenze tra i movimenti delle donne, degli indigeni, dei negri, della gioventù, degli agricoltori familiari e dei contadini, dei lavoratori/lavoratrici, dei popoli e delle comunità tradizionali, dei quilombolas, di coloro che combattono per il diritto alla città e delle religioni di tutto il mondo. Le assemblee e mobilitazioni e la grande Marcia dei Popoli sono stati i momenti di massima espressione di queste convergenze.
Le istituzioni finanziarie multilaterali, le coalizioni a servizio del sistema finanziario, come il G8/G20,   l’ONU conquistata dalle corporation e la maggioranza dei governi hanno dimostrato irresponsabilità di fronte al futuro dell’umanità e del pianeta e hanno promosso, nella conferenza ufficiale, gli interessi delle corporation. Invece, la vitalità e la forza delle mobilitazioni e dei dibattiti nel Vertice dei Popoli hanno rafforzato la nostra convinzione che solo il popolo organizzato e mobilitato può liberare il mondo dal controllo delle corporation e del capitale finanziario.
20 anni fa il Forum Globale ha denunciato i rischi che l’umanità e la natura correvano di fronte a privatizzazioni e neoliberismo. Oggi affermiamo – oltre a confermare la nostra analisi – che ci sono stati passi indietro significativi rispetto ai diritti umani in passato riconosciuti. La Conferenza Rio+20 ripete il fallito elenco delle false soluzioni sostenute dagli stessi attori che hanno provocato la crisi globale. Più questa crisi si approfondisce, più le corporation vanno avanti nella violazione dei diritti dei popoli, della democrazia e della natura, sequestrando i beni comuni dell’umanità per salvare il sistema economico-finanziario.

venerdì 15 giugno 2012

LA TEOLOGIA DI EUGEN DREWERMANN - UN DIO CHE ACCOGLIE E GUARISCE

L’indemoniato di Cafarnao - di Eugen Drewermann

Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise a insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! lo so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea. (Mc 1, 21-28)

II modo migliore per conoscere il carattere di una religione consiste nel guardare all'effetto che produce quando parla di Dio. C'è un modo di comportarsi in cui la religione forma una parte della vita, un modo in sé bene ordinato, bene amministrato, che apparentemente non reca danno né utilità, ma che in realtà lascia libere, evita, non penetra dall'interno intere parti dell'animo umano, della vita pubblica. Deve essere proprio questo il tipo di religione che più mette a dura prova Gesù e che nel Nuovo Testamento viene combattuto più di tutto: una religione fatta di erudizione scritturale. Essa si tramanda nella paura verso le autorità che amministrano le sacre Scritture. Essa vive del fatto di avere una determinata funzione nell'assegnazione dei ruoli della società, nella distribuzione del potere della vita pubblica. Ma non dispone della forza di rinnovare le persone e, se prendiamo questo vangelo alla lettera, corre il pericolo di diventare complice del male. Perché gli esseri umani non sopportano le divisioni fra dentro e fuori, fra Dio e il mondo, fra tempo ed eternità.


Quando il Nuovo Testamento parla di demoni, noi crediamo di sapere che cosa significhi questa parola, mettendo al suo posto il termine dogmatico di 'diavolo'. Ma in questo modo non si capisce granché, e quindi forse è bene prima di tutto lasciar agire su di noi la manifestazione della malattia di quest'uomo nella sinagoga di Cafarnao. Allora comprenderemo più in profondità quale potere può avere il male nel cuore umano e, viceversa, quale potere dovrebbe avere la religione di ricondurre l'uomo a Dio.

EUGEN DREWERMANN

Un demonio impuro ce lo possiamo immaginare in diversi modi. Ma in un modo solo ci dovremo immaginare una persona che, quando è dominata da un simile demonio, soffre profondamente a causa di se stessa, una persona che è esposta e abbandonata in balìa di ogni sorta di schiavitù. In un individuo così predomina la coazione a sentire, a parlare e ad agire in modo diverso da quello che vuole lui, poiché il suo tremendo segreto è che la sua persona è come impedita, assediata, letteralmente posseduta. Per gli estranei, l'impurità può manifestarsi nel fatto che quell'individuo non si crede capace di nessun reale contatto, fa cose che agli altri appaiono mostruose, si comporta in un modo che fa inorridire tutti gli altri. La gente lo evita e lo respinge, lo chiude in un ghetto e non lo ammette più nella comunità degli altri. Ma prima di ogni altra cosa bisogna che sia quella persona stessa a credersi così, bisogna che sia lei a sentire di essere troppo cattiva, troppo negativa, troppo poco pura per poter osare di esporsi alla vista degli altri e di imporre loro la sua presenza.